ASTOR rievoca i sentimenti degli odierni migranti andando oltre la purezza tecnica e rituale del tango
La Compagnia del Balletto di Roma, per celebrare i 60 anni di attività, intraprende un nuovo viaggio nelle suggestioni e nelle sonorità del tango, in occasione del centenario della nascita di Astor Piazzolla (2021), tra i più importanti autori e interpreti musicali di questa forma d’arte nata nei sobborghi di una Buenos Aires di fine ‘800 dall’esigenza di comunicare tra persone di culture, lingue e tradizioni diverse: il tango ci ricorda che i passi del migrante sono, oggi più che mai, quelli che vivono tra distacco e speranza.
Le musiche di Piazzolla, arrangiate per l’occasione dall’estro eclettico del compositore polistrumentista Roberto Molinelli, ed eseguite dal bandoneón di Mario Stefano Pietrodarchi, esecutore brillante di fama internazionale, saranno le vere protagoniste di questo concerto danzato: lo strumento è protagonista a tal punto che la sua musica diventa quasi un soffio, un respiro che esce per svelarci la fragilità di una relazionalità dematerializzata, propria del mondo virtuale. Ispirato dalla presenza fortemente teatrale del M° Pietrodarchi, dai preziosi effetti luce di Carlo Cerri, ma anche dagli eventi biografici legati a un vissuto di migrazione familiare, Valerio Longo porta otto danzatori del Balletto di Roma a compiere un viaggio trasformativo in cui respiri, abbracci, fusioni sono al centro di azioni coreografiche minimali e astratte nella quali “coraggio” è la parola chiave: il coraggio declamato dai testi immortali di J.L. Borges nei suoi tanghi e milonghe ma anche quello dello stesso Piazzolla, che ha rotto gli schemi della musicalità del “tango viejo” per arrivare al “nuevo tango” che tanto lo ha reso celebre in tutto il mondo.
A fare da collante fra tutti gli elementi compositivi di quest’opera/concerto sarà la maestria e l’esperienza di Carlos Branca, regista argentino di spicco sia nel panorama teatrale italiano che in quello sudamericano, nonché, profondo conoscitore del “mondo Piazzolla”.
ASTOR rievoca i sentimenti degli odierni migranti andando oltre la purezza tecnica e rituale del tango, per rafforzarne energie, desideri e palpitazioni tutte contemporanee in un concerto da cui fioriscono corpi capaci di esprimere l’audacia di un respiro mancato e quella di un abbraccio negato: primo atto d’amore, dopo la violenza di un virus che tutto ha spazzato via, tranne la voglia di ritrovarsi e stringersi.