Balletto di Roma e Fabbrica Europa, in seguito alla creazione di Borders nel 2017, proseguono la loro collaborazione nel progetto Dan+z, iniziativa che intende esplorare il rapporto tra coreografia contemporanea e musica jazz.
Quest’anno, con le coreografie di Davide Bombana, l’incontro avviene tra cinque danzatori del Balletto di Roma e la poliedrica musicista Katia Pesti con l’accompagnamento vocale del cantante africano Gabin Dabiré, per una produzione originale in cui danza contemporanea e senso degli antichi rituali si fondono.
In uno spazio vuoto, se non fosse per la presenza di un pianoforte con altri strumenti percussivi adagiati al suolo, e in un tempo percepito fin da subito come denso, i danzatori emergono dall’ombra attraversando fisicamente il tessuto sonoro, fino a dar vita ad una danza solenne, simbolo d’inizio e insieme di transitorietà.
Tra melodie sotterranee, rapidi istanti di abbandono e sensualità, momenti che mescolano armonia e irruenza, musica, danza e canto conducono verso luoghi ancestrali e misteriosi. La forte vitalità che ne risulta è costantemente nutrita dall’eterogeneità del gruppo e dalla mescolanza dei generi, che si scambiano a vicenda ricchezze e risonanze.
Questo spettacolo assaggia mondi lontani e dona allo spettatore suggestioni intrise di atmosfere esotiche. Una presenza fisica e sonora importante, quella dei danzatori e dei musicisti presenti in scena, che s’incontrano e “scontrano” dando vita ad un microcosmo fatto di ritmi, colori e segni insoliti.
Metafora di un’apertura culturale ormai vacillante, Arcaico svela la fascinazione per un’indefinita origine, un’utopica, profonda, ancestrale armonia. È un lavoro che vuole forse servire da antidoto e protesta contro la crescente intolleranza, incomunicabilità e profonda paura alla base dei rapporti umani: un monito a ritrovare una dimenticata, ma forse non ancora perduta, apertura e accettazione dell’altro.
Coreografie Davide Bombana
Musiche originali composte ed eseguite dal vivo da Katia Pesti
pianoforte, reyong, gong, angklung, bendir, tamburo, campane tibetane, piastra sonora, contrabasso, hapy drum
Voce Gabin Dabirè
talking drum, kalimba, sonagli africani
Assistente alle coreografie Anna Manes
Light design Emanuele De Maria
Davide Bombana
Davide Bombana é nato a Milano, ha studiato alla scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Con la compagnia del Teatro alla Scala diviene solista e in seguito primo ballerino. Vince il “Premio Positano”. Partecipa con il Teatro alla Scala alla tournée americana al Metropolitan Opera House dove viene notato dalla critica di New York. Prosegue la sua carriera di primo ballerino presso il Pennsylvania Ballet, lo Scottish Ballet, il London Festival Ballet e Bayerische Staatsballett di Monaco. Torna al Teatro alla Scala come ballerino ospite. Come coreografo, per il Bayerische Staatsballett di Monaco crea diversi balletti che vincono premi prestigiosi come il “Bayerischer Theaterpreis” a Monaco di Baviera e il “Benois de la danse” a Mosca. Nel 1998 diviene direttore della compagnia fiorentina “Maggio Danza”. Negli ultimi anni Davide Bombana crea o rimette in scena i suoi lavori con diverse compagnie internazionali quali: Opera di Parigi, Ballet du Rhin e il Ballet de Capitole di Tolosa; National Ballet of Canada; Ballett der Wiener Staatsoper und Volksoper a Vienna; Bayerisches Staatsballett a Monaco di Baviera, Badisches Staatstheater a Karlsruhe, Aalto Theater a Essen, Ballett Thüringen a Gera e Ballett Augsburg in Germania; Grand Ballet de Génève a Ginevra; New York Choreographic Institute a New York con ballerini del New York City Ballet; Queensland Ballet a Brisbane; Teatro Petruzzelli di Bari. Alcuni dei suoi lavori sono stati presentati in tournée a Tapei in Taiwan e a Tokyo in Giappone. Nel 2004 vince il premio “Danza & Danza” come “Coreografo italiano nel mondo” e nel 2012 il suo balletto Medea vince il premio “Danza & Danza” come “Miglior Produzione Italiana 2011”. Nel giugno 2014 riceve il 49mo premio internazionale “Premio Le Muse” (musa Tersicore) per la danza a Palazzo Vecchio a Firenze. Ha curato le coreografie delle parti danzate del Concerto di Capodanno dei Wiener Philharmoniker (trasmesso in mondovisione) del 2012, 2015 e 2018 diretti rispettivamente da Mariss Jansons, Zubin Metha e Riccardo Muti, eseguite dai primi ballerini del Balletto dell’Opera di Stato di Vienna. In occasione dell’inaugurazione del Nuovo Teatro dell’Opera di Firenze crea il balletto “La Valse” su musiche di Maurice Ravel, sul podio il Maestro Zubin Metha. Nell’inverno del 2015 è andata in scena la sua nuova, attualissima, interpretazione di “Romeo e Giulietta” di Prokofiev, che ha vinto il premio “Danza&Danza” come miglior produzione italiana 2015. Lo spettacolo è da allora in tournée con grande successo in tutta Italia. Per il Balletto di Stato di Vienna crea nel dicembre 2017 la sua seconda interpretazione del capolavoro di Shakespeare Romeo e Giulietta, questa volta sulla celebre “Symphonie Dramatique” di Hector Berlioz.
Katia Pesti
Si diploma in pianoforte presso il Conservatorio F. Cilea di Reggio Calabria e frequenta il corso di perfezionamento pianistico presso l’Accademia Chigiana con Guido Agosti. In seguito di diploma in Musicoterapia presso il CEP di Assisi e Danzaterapia presso la Scuola Civica di Milano con Maria Fux, per poi proseguire per un anno a Firenze presso il Centro Danza e Movimento di Lilia Bertelli. Presso l’Istituto di musica Bellini di Catania intraprende altresì gli studi di musica elettronica con il compositore Alessandro Cipriani. Si appassiona alla musica asiatica e in Indonesia studia il Gamelan Balinese, per poi frequentare in Italia, i corsi di strumenti a percussione, tenuti dal direttore dei Percussionisti di Strasburgo M° C. Hamouy ed i seminari condotti dal M° Ben Omar. Gli esiti di questo percorso la portano a sperimentare la possibilità di suonare contemporaneamente pianoforte e percussioni, ideando così un sistema compositivo del tutto personale, in cui gli elementi del linguaggio classico si fondono con le sonorità pan etniche, grazie a incastri minimalisti, arricchiti dalle timbriche delle percussioni, che spaziano dall’uso dei caratteristici Reyong Balinesi, ai Gong e Tamburi. Negli anni ’90 inizia la sua attività di compositrice affiancando, al repertorio di musica classica, esperienze di musica etnica e sperimentale. Nel 2013 è finalista del Concorso “Franz Liszt” per pianisti compositori Festival di Bellagio e del Lago di Como- Centro di musica Contemporanea di Milano.
Gabin Dabiré
Nasce a Bobo-Dioulasso nel Burkina Faso, in Africa occidentale, culla secolare di cultura. Dopo alcune esperienza nel proprio paese, viaggia per l’Europa incrementando una serie di esperienze musicali. Nel 1975 Gabin Dabiré si stabilisce in Danimarca per studio ed entra in contatto con la musica sperimentale europea e con la musica orientale più tardi, che lo porterà a lunghe permanenze in India, dove ha modo di conoscere le musiche religiose, classiche ed etniche di queste paese, rapportandosi con i grandi maestri di Sitar Sarod e di Tablas. Rientrato in Europa, approfondisce lo studio delle percussioni africane e asiatiche, i cordofoni, il canto e la composizione. Crea con alcuni artisti milanesi il gruppo multimediale “Correnti Magnetiche” suoni e immagini dai primitivi all’elettronica con i quali produce “Futuro antico I e II”, “Les Balafons de Haute Volta”, “Les musiques de Haute Volta”, “Afganistan”. Negli stessi anni, con la sua formazione “Yelbuna” (Le Sorgenti), si esibisce in tutta Europa, catalizzando una grande attenzione da parte della stampa e del pubblico. In Italia, importante è il suo impegno per la diffusione della cultura africana fondando nel 1984 a Milano, con la collaborazione di Elena Albini Trissino dal Vello d’Oro, il “Centro di Promozione e Diffusione della Cultura Africana”, patrocinato dall’Unesco, per lo sviluppo della letteratura, del cinema, del teatro, della danza e della musica. Dopo aver dato il via alle più importanti manifestazioni che ancora oggi a Milano parlano di Africa, decide di dedicarsi in via esclusiva alla sua musica e nel 1987 si trasferisce in Toscana. Personaggio eclettico e polistrumentista passa dai cordofoni, alle percussioni, agli strumenti etnici.