Una produzione originale che unisce la musica jazz alla danza contemporanea.
Nato da un’idea di Enrico Bettinello in collaborazione con NovaraJazz e Balletto di Roma, BORDERS è l’incontro tra una danzatrice e due musicisti per una produzione originale in cui la danza contemporanea dialoga e si confronta con la musica jazz. Progetto 2017 del Balletto di Roma, la creazione è prossima al debutto del 5 maggio negli spazi della Stazione Leopolda di Firenze per la XXIV edizione del Festival Fabbrica Europa.
Dopo il percorso costruito con il coreografo Daniele Ninarello e il compositore Dan Kinzelman (“Kudoku”, presentato nel 2016 a Fabbrica Europa e poi alla Biennale di Venezia), NovaraJazz prosegue la propria progettualità dedicata al rapporto tra jazz e coreografia contemporanea in un’ottica di forte tensione multidisciplinare che apre le rispettive pratiche verso direzioni e comunità di spettatori nuove. Dal coinvolgimento del Balletto di Roma nasce la nuova creazione BORDERS, in continuità con l’apertura della compagnia a nuove collaborazioni artistiche e con la prospettiva dell’avvicinamento del pubblico ai linguaggi della danza contemporanea.
Protagonisti del progetto, la danzatrice e coreografa del Balletto di Roma Roberta Racis, il chitarrista Francesco Diodati e il batterista Ermanno Baron.
Qualcosa della verità dell’essere e dell’esserci.
Ci conduce a muoverci, negarci, superarci, distaccarci da noi stessi e ritrovarci di nuovo.
L’impossibilità del corpo di rimanere in se stesso rivela la ragione del suo divenire e la sua essenza più profonda: mutare per esistere, conoscere per riconoscersi.
La volontà di creare, di amare, di cambiare, di distruggere i mutamenti interiori, capaci di produrre cambiamenti tanto vari quanto le circostanze che attraversiamo, rivelano il senso e la ragione del nostro divenire: mutarsi e restare, muoversi e vivere.
“Ho immaginato un viaggio che Ermanno, Francesco ed io compiamo insieme – racconta Roberta Racis a proposito di BORDERS – un viaggio che inizia da un’immaginaria superficie riflettente: uno specchio, un corso d’acqua, il finestrino di un treno. È il lago delle Metamorfosi di Ovidio, in cui Narciso vede per la prima volta la propria immagine riflessa. Non parlo di ‘narcisismo’, ma di qualcosa di sotteso al racconto: il veggente Tiresia profetizza che Narciso vivrà sino a tarda età ‘si se non noverit’. Alla traduzione ‘sempre che non si veda’, preferisco quella sostenuta da diversi studiosi ‘purché non si riconosca’. Dalla lettura del mito si evince come la morte di Narciso non sia riconducibile al mero fatto di aver visto l’immagine riflessa, ma al fatto che l’abbia riconosciuta come propria, in altre parole, che ‘si sia riconosciuto’. Per vedersi, uno specchio non è sufficiente, occorre riconoscervisi. Francesco, Ermanno ed io non ci lasciamo perire come Narciso, intraprendiamo un viaggio per imparare a riconoscerci. Questo viaggio di autocomprensione ci porta all’esterno, dal centro alla periferia. Non è solo un ricordo o una cronologia in senso evolutivo, è una geografia interiore dall’essere al conoscere per riconoscersi.
L’immagine di noi scivola e si slancia verso il fuori. Il mio corpo è la forma grafica del viaggio e percependosi all’esterno di se stesso trova la propria topografia, analizza lo spazio. La musica scandisce l’avvento nello spazio, il tempo della percezione, della scoperta, della paura e del desiderio, e rivela l’andamento della sensibilità, la sua naturale inclinazione a subire accelerazioni e decelerazioni. La partitura musicale è struttura sonora e temporale dello spazio emotivo: agita, incalza, consola, spaventa, seduce; coincide o stride con la dimensione accelerata o reale dell’emotività, testimonia e partecipa di una evoluzione che insieme ci porta ad inseguire desideri e possibilità. È un viaggio, a tratti, dal sapore favolistico. Lo abbiamo costruito insieme, ed io come una sorta di Alice di Lewis Carroll mi ingrandisco, mi rimpicciolisco, mi trasformo. Il ‘fuori’ diventa lo specchio in cui guardiamo ciò che abbiamo appreso di noi, dove abbiamo imparato a riconoscerci”.
Idea originale Enrico Bettinello
Coreografia e interpretazione Roberta Racis
Musica Francesco Diodati ed Ermanno Baron
I PROTAGONISTI
Roberta Racis, nata a Cagliari nel 1990, ha iniziato gli studi di danza classica e contemporanea nella sua città natale ed ha proseguito la formazione tra l’Italia, il Portogallo e il Belgio. In Italia ha perfezionato gli studi di danza nella Scuola del “Balletto di Toscana” dove ha partecipato all’iniziativa del Network Anticorpi XL “Prove d’Autore” come interprete della creazione di Tiziana Bolfe Briaschi “La quiete apparente” (finalista Premio Equilibrio 2015). È stata stagista presso Maggio Musicale Fiorentino sotto la direzione di Davide Bombana e ha partecipato alla Biennale College Danza sotto la direzione di Virgilio Sieni con il pezzo “Bolero Variazioni” di Cristina Rizzo. In Portogallo ha danzato a Lisbona presso la Companhia Portuguesa de Bailado Contemporâneo di Vasco Wellenkamp nella produzione “Fado”, coproduzione tra CPBC e Internationaal Danstheater (Olanda) inserita dal magazine Dance Europe tra le migliori produzioni del 2013. In seguito, ha ampliato la propria formazione contemporanea in Belgio presso La Raffinerie / Charleroi Danse e DansCentrum Jette diretto da Roxane Huilmand. Ha collaborato con numerosi coreografi tra i quali Nicholas Rowe, Amanda Xue Hai, Sandra Anais, Goran Bogdanovski e Natalia Vallebona. Nel luglio del 2015 è stata tra i “danz’autori” di Dance Raids Feltre per Operaestate Festival Veneto in coppia con il danzatore Fabio Novembrini, ed il loro spettacolo SHELTER rientra nel programma della Vetrina GDA di Ravenna nel Settembre 2016. Dal novembre 2015 entra a far parte della compagnia del Balletto di Roma.
Francesco Diodati è un chitarrista che prende ispirazione dalla tradizione e guarda alla musica contemporanea, rock, folk per sviluppare un linguaggio personale, combinando un approccio spontaneo alla melodia e al suono acustico con un brillante utilizzo di elettronica ed effetti. È leader dei Neko, di cui fanno parte Francesco Bigoni, Carlo Conti, Francesco Ponticelli ed Ermanno Baron, con i quali ha inciso due album per l’etichetta AUAND Records. Dal 2014 fa parte del New Quartet del trombettista Enrico Rava, con il quale collabora anche in duo. Dal 2010 è membro dell’ambizioso progetto MyanmarMeetsEurope, incontro tra musica europea e musica birmana, guidato dal compositore e contrabbassista tedesco Tim Isfort e patrocinato dal Goethe Institute, che lo ha portato a numerosi concerti in Europa e in Asia. Dal 2013 collabora assiduamente con la cantautrice pugliese Erica Mou. Attivo a livello nazionale e internazionale, è parte del Marcello Allulli Trio, del gruppo italo-francese Travelers di Matteo Bortone, del gruppo Abhra di Julian Pontvianne, Bobby Previte Plutino, di vari ensemble della cantante romana Ada Montellanico, dei Contemporary Five di Gaetano Partipilo e del gruppo di Simona Severini. Nel 2013 e nel 2014 è stato votato come miglior chitarrista dell’anno nell’ambito del JazzIt Award, referendum della rivista JazzIt.
Ermanno Baron, musicista di formazione artistica articolata, unisce la freschezza del jazz alla sensibilità delle sperimentazioni nell’improvvisazione elettroacustica contemporanea. È membro stabile e creativo del Marcello Allulli Trio MAT, Francesco Diodati “Neko”, Ada Montellanico Abbey’s road, Francesco Negro trio, Ludovica Manzo “Scraps”, Bee Brain, il duo Colonna Baron, Auanders. Ideatore di ACRE, ensemble di improvvisazione elettroacustica. Svolge un’intensa attività concertistica nazionale ed internazionale: Smalls, Blue Note, Barbes, Fat Cat (New York), Jazz and World music festival (Zimbabwe), Jazz-Pt (Portugal), Tremplin Jazz Avignon (France), 12 Points (Ireland), Ankara Caz (Turkey), Visual Jazz, Roma Jazz Fest, Young Jazz in Town, Casa Del Jazz, Crossroads, Auditorium Parco Della Musica, Pescara Jazz, Internet Festival, Bari Expo, Atina Jazz, Gezziamoci, Veneto Jazz, Sudtirol Jazz Fest, Vicenza Jazz (Italia). Nell’ambito accademico, ha studiato percussioni con il Maestro Giordano Rebecchi facendo parte del suo ensemble di musica contemporanea, eseguendo Edgar Varese, Henry Dixon Cowell, Steve Reich. Nel percorso jazzistico si è diplomato a Siena all’International Jazz Master (INJAM) dove ha incontrato alcuni tra i più grandi jazzisti, tra i quali Billy Hart, Eric Harland, Jeff Ballard, Kenny Werner, Tim Berne, Franco D’Andrea, Marc Ducret. Tra le collaborazioni: Antonello Salis, Frank Tiberi, Marcello Allulli, David Binney, Ada Montellanico, Gianni Gebbia, Giovanni Falzone, Francesco Bearzatti, Shane Endsley, Giancarlo Schiaffini, Ohad Talmor, Brad Shepik, Fabrizio Bosso, Francesco Diodati, Francesco Bigoni, Francesco Negro, Enrico Zanisi, Gianni Trovalusci, Marco Bonini, Marco Colonna, Henry Cook, Ludovica Manzo, Ginomaria Boschi, Silvia Bolognesi, Achille Succi, Danilo Gallo, Luca Venitucci, Beppe Scardino, Elio Martusciello, Carlo Conti, Dan Kinzelman, Javier Moreno Sanchez, Alipio Carvahlo Neto.